“Infrastrutture, legalità e riforma della burocrazia, per cambiare la
Regione”. Sono questi i temi su cui si è sviluppato l’intervento di
Nello Musumeci al primo confronto pubblico tra candidati, svoltosi ieri a
Cefalù a margine dello Sherbeth, la fiera internazione del gelato.
Già nel 1947, ai primi passi della istituzione regione siciliana – ha
esordito nel suo intervento Musumeci – cominciano le prime assunzioni
pubbliche spesso all’ombra di ambienti malavitosi trasformando da subito
la grande possibilità dell’autonomia in un vero e proprio serbatoio di
assistenzialismo. Un costume che dura fino ai nostri giorni con scelte
scellerate nella politica industriale e agricola per una terra che è
diventata terreno di conquista dei grandi gruppi industriali e
soprattutto petrolifere. Lei mi chiede la ricetta: credo che bisogna
cominciare dalle risorse, naturali e e umane. Bisogna far capire a
tutti, burocrati e politici, che la casa sta bruciando e non è
consentito a nessuno marciarci ancora su. Oggi che il confronto non è
più fra est e ovest, ma fra Nord e Sud, serve un progetto che trovi nel
Mediterraneo la sua risorsa. Infrastrutture, riforma della burocrazia e
legalità imprescindibile per operare nella nostra regione. Conta la
credibilità, il governatore non è espresso dall’Ars ma dai siciliani e
rende conto ai siciliani del proprio operato e all’assemblea per le
iniziative che si devono concertare. Tutti dobbiamo iscriverci al
partito della rivincita e non della rassegnazione”.
“Non credo all’antimafia predicata. – ha proseguito il candidato alla
carica di governatore – Va praticata. Ho vissuto per anni sotto scorta
avendo esercitato il mio compito di presidente di una grande provincia
siciliana. Da sempre il patto mafioso con la politica è il sigillo della
nostra cattiva amministrazione – e poi ribadisce il tema già lanciato
sulla burocrazia – c’è chi è convinto che alla Regione l’assessore
governi più dei burocrati. Vuole che parliamo del tema delle aziende
confiscate alla mafia? 1540 aziende confiscate, di queste otto su dieci
in due o tre anni muoiono. Vivevano quando erano nelle mani dei mafiosi.
Quando passano nelle mani dello Stato non riescono a reggere il
mercato. E’ la testimonianza di come una parte del mercato sia drogata.
sono convinto che sarà una battaglia dura quella di sonfiggere la mafia,
campagna dura ma possibile. Per farla – ha concluso - occorre che il
governatore non sia ricattabile dai partiti e dalle organizzazioni e dai
dirigenti”.
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